Preparatori atletici o farmacisti?

Ogni giorno che passa faccio sempre più fatica a capire il mondo del fitness e la direzione che sta prendendo. In particolare sempre più spesso vedo decine di persone pendere dalle labbra di sedicenti preparatori, dei quali esaltano le doti e le capacità sebbene sia palese anche ad un profano che i risultati raggiunti da questi guru siano frutto di un utilizzo massiccio ed estremo di sostanze dopanti, al punto da aver subito modificazioni della voce e deformazioni permanenti delle ossa acrali. Muscoli che certamente sembrano esplodere, una definizione massima, ma entrambe frutto di un impiego di anabolizzanti come (forse) avviene solo su alcune bestie da allevamento. Malgrado questo aspetto sia chiaro ed evidente perfino ai non addetti ai lavori, e quindi ancor di più a chi realmente si allena, il fascino non risulta minimamente compromesso, anzi ogni volta che questi soggetti organizzano tour e seminari registrano un pieno di partecipanti che pendono dalle loro labbra in attesa di una rivelazione. Rivelazione che non tarda ad arrivare con la spiegazione di fantomatiche tecniche di allenamento che, oltre a non essere affatto miracolose e innovative (e sarebbe il meno), non possono essere sostenute senza un supporto farmacologico e, senza il medesimo supporto, non possono determinare i risultati che si possono vedere sul “maestro guru”.

Conosco già le obiezioni dei tanti che sono affascinati da questo genere di “preparatori”, pronti a ripetere la solita litania, che anche con il doping senza un grande impegno e costanza, rigore negli allenamenti e nell’alimentazione i risultati non si potrebbero avere. E fin qui sono ovviamente d’accordo anche io. Ma il punto è un altro. Tolto il doping, e lasciando il medesimo impegno e costanza di cui sopra, i risultati sarebbero assolutamente minori, ridimensionati spesso del 60%-70%. Pertanto se un risultato è frutto per il 70% del doping, e per il restante 30% di impegno, alimentazione, costanza e corretta tecnica di allenamento… significa che più che andare ad ascoltare le parole dell’anabolizzato di turno, incrocio mal riuscito fra le corde vocali di Bruno Pizzul, la struttura ossea di Boris Karloff sulla scena e il fisico di uno Schwarzenegger in miniatura, sarebbe meglio ascoltare le parole di un endocrinologo o di un farmacista e farsi consigliare sulle “corrette” scelte dopanti.

Non siete d’accordo? Provo con un esempio. Immaginiamo un ricco imprenditore, ricco oltre l’immaginabile, la cui ricchezza è per il 70% frutto dell’evasione fiscale, e per il restante 30% di buone scelte imprenditoriali, una giornata lavorativa di 10 ore, corrette scelte pubblicitarie ecc. E’ evidente che se non lavorasse non guadagnerebbe nulla, ma è altrettanto vero che se non evadesse il fisco per il 70% non potrebbe essere tanto ricco! Non solo, ma qualunque calzolaio, panettiere, o elettricista se evadesse il 70% di tasse sarebbe estremamente più ricco di quanto non possa esserlo. Per un aspirante imprenditore ha senso andare a seguire un seminario tenuto da un evasore fiscale che lascia invece intendere che la sua ricchezza è dovuta alle corrette campagne di marketing? Nessun imprenditore lo farebbe, consapevole comunque che alla fine tali ricchezze nulla hanno a che vedere con l’impegno sul lavoro!

Nel settore del fitness invece, e del bodybuilding in particolare, queste riflessioni non vengono fatte. Se uno “è grosso” allora conosce le tecniche giuste. Se si dopa (anche in maniera clamorosa) comunque i suoi risultati sono frutto della competenza. Ma se sono frutto della competenza… perchè non smette di doparsi e prova a mantenerli ugualmente? Alla fine quindi si tratta di un preparatore o di un farmacista?

Bene inteso, io non ho nulla contro chi si dopa (può sembrare paradossale, ma sono un liberale e credo che ciascuno debba vivere come crede e, a maggior ragione, scegliere di che morte morire). Ma quando poi sento queste stesse persone filosofeggiare sui massimi sistemi, usare termini complessi per darsi un tono, esaltare la propria disciplina come se fosse una religione della quale loro sono i profeti… allora qualche domanda comincio a farmela.

Non sono risparmiati neanche i “grandi vecchi”, quelli che si sono riempiti di anabolizzanti fino al midollo fra gli anni ’70 e gli anni ’80, che sono scomparsi per un po’ quando il fisico ha comunque ceduto il passo agli anni che passano, magari si sono aperti una “palestrina” e ora grazie al web, grazie alla pubblicazione di qualche loro foto “d’annata” di quando gareggiavano con gli slip leopardati, sono ritornati in carreggiata e arrotondano la pensione vendendo la stessa merce dei più giovani “nipotini” descritti sopra, non disdegnando di farsi chiamare “professori”(1) come una sorta di premio alla carriera, rispondendo ad ogni critica, ad ogni osservazione sempre con la solita e unica risposta: l’ostentazione del proprio fisico.

Se questo è il fitness che vi piace…


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(1) Il termine professore è un titolo accademico ben preciso i cui dettagli possono essere consultati a questo link.

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